Itinerari della biodiversità
L’itinerario della biodiversità conduce alla scoperta delle antiche coltivazioni e delle tradizioni agroalimentari legate al patrimonio agricolo e alimentare del Pollino e del Lagonegrese.
Il percorso interessa tutti i comuni del Parco Nazionale del Pollino del versante lucano e comprende i siti di conservazione della biodiversità agricola e alimentare.
Un viaggio che si snoda tra aziende agricole, masserie, mulini, panifici, biscottifici, pasticcerie, ristoranti e agriturismi, volto alla conoscenza di agricoltori, produttori, trasformatori e cuochi custodi che hanno scelto di dedicare il loro lavoro alla salvaguardia della biodiversità, alla tutela dei prodotti tipici e alla promozione delle eccellenze enogastronomiche.
L’agricoltore custode, coltiva, conserva e protegge antiche varietà di frutta, ortaggi o cereali, e preserva l’ambiente dallo sfruttamento intensivo, contribuendo a conservare intatto l’ecosistema.
Il produttore custode, incentra il proprio lavoro nella produzione di Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) o di prodotti a marchio comunitario (DOP e IGP).
Il trasformatore custode, lavora le materie prime e le trasforma in prodotti PAT, in ottemperanza alle tecniche descritte e depositate presso il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf).
Il cuoco custode, opera nel settore della ristorazione proponendo prodotti a marchio comunitario (DOP e IGP), piatti della tradizione preparati con ingredienti e materie prime a marchio PAT.
Una vera e propria comunità del cibo, la prima nata in Italia, grazie all’impegno e alla dedizione dell’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura (ALSIA), e che racchiude una rete di enti, istituzioni, associazioni, consorzi di tutela, scuole e altri soggetti coinvolti nella filiera dell’agrobiodiversità e del cibo.


I cammini DeLorenziani
(a cura di Maurizio Lazzari)
I cammini delorenziani partono dall’idea progetto, finanziata all’Associazione Culturale A Castagna ra’ critica di Lagonegro dal GAL Cittadella del Sapere, finalizzata allo sviluppo di itinerari turistici storico/culturali connessi al progetto regionale Matera – Basilicata 2019 – Capitale Europea della Cultura. Tali itinerari consentono di ripercorrere i luoghi di studio, di contemplazione e di vita legati alla figura del Sen. Giuseppe De Lorenzo (Lagonegro, 24 aprile 1871 – Napoli, 27 giugno 1957), noto geologo, naturalista e filosofo nato a Lagonegro, e simbolo di una eccellente e rara intellettualità dell’Italia meridionale.
Gli itinerari mirano a valorizzare tutte le emergenze geoambientali, archeologiche e paesaggistiche dei territori attraversati (Lagonegro, Lauria, Nemoli, Rivello, Maratea e Trecchina) e di recuperare un’importante memoria storica su un personaggio di primissimo livello scientifico e culturale.
A tal fine la prima fase del lavoro è stata indirizzata alla lettura della produzione bibliografica di Giuseppe De Lorenzo inerente gli aspetti geologici e geomorfologici dei suddetti territori comunali, estrapolando da esse i passi più significativi che richiamano le località su cui la sua osservazione è stata maggiormente indirizzata.
Tali località sono state poi individuate sul terreno e su base cartografia IGM e georeferenziate in GIS per poter poi definire delle carte tematiche su cui proiettare possibili itinerari geoturistici. Unitamente alle località “geologiche” sono state inserite anche località archeologiche note in letteratura e/o vincolate dal MIC.
La Via Ab Regio ad Capuam
(a cura di Maurizio Lazzari)
La Via ab Regio ad Capuam, comunemente conosciuta come Via Annia o Via Popilia. La Via, come si legge nell’epigrafe riportata da Panebianco, era un'importante strada romana costruita nel 132 a.C., per congiungere la Civitas foederata Rhegium con Roma, attraversando tutte e tre le regioni (Campania, Basilicata e Calabria). Il duplice nome con cui è identificata la Via è frutto di diverse valutazioni sorte a seguito del fatto che il magistrato che fece costruire la Via non è nominato nell'epigrafe o, più probabilmente, il suo nome era inciso su un altro blocco di testo andato perduto. Partendo dall’ipotesi avanzata dal Mommsen, la più autorevole, che individua il magistrato in Publio Popilio Lenate, console del 132 a.C., che avrebbe fondato quel Forum Popilii, segnato sulla Tabula Peutingeriana, si arriva, attraverso l'analisi dei caratteri paleografici e linguistici, a una retrodatazione proposta da altri studiosi alla prima metà del II secolo a.C. e quindi a identificare il costruttore in Marco Popilio, console nel 173 a.C.. Il rinvenimento presso Vibo Valentia di un miliario con il testo "CCLX / T(itus) Annius T(iti) f(ilius) pr(aetor)" (Inscriptiones Latinae Liberae Rei Publicae, I, 454a) e l'esistenza di un forum Anni, fa propendere altri studiosi, tra cui Vittorio Bracco, verso una diversa ipotesi: l'artefice dell'opera viaria sarebbe stato il console Tito Annio Lusco, in carica nel 153 a.C., o Tito Annio Rufo, in carica nel 131 a.C.
Il tentativo di superare la discrasia tra le due iscrizioni ha suggerito infine la possibilità che Publio Popilio Lenate, promotore dell'opera, non sia tuttavia riuscito a completarla prima della scadenza del suo consolato del 132 a.C. A terminarla sarebbe stato Tito Annio Rufo, uno dei pretori del 131 a.C. Ciò però sembra molto improbabile, dato che la via sarebbe stata iniziata da Reggio, e l'iniziatore, come si evince dal citato cippo miliare, fu un Tito Annio, figlio di Tito, con la carica di pretore.
La via è stata oggetto, nel 2014, di un progetto di ricerca promosso dalla collaborazione tra il Distretto Lions 108YA e l’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (IBAM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), oggi Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC).
Lo studio ha interessato il territorio delle tre regioni del distretto (Campania, Basilicata e Calabria), con l’obiettivo di individuare il tracciato antico e il suo contesto topografico-archeologico, delineando una direttrice di conoscenza e scoperta dei punti di interesse archeologico e storico-artistico, architettonico, geologico e geomorfologico, ricettivo, paesaggistico, enogastronomico, demoetnoantropologico e letterario, nonché delle vocazionalità produttive agroalimentari dei territori attraversati.
Il progetto ha visto la realizzazione di itinerari culturali che, partendo dalla Via Annia/Popilia o insistendo su ambiti territoriali limitrofi, possono costituire un attrattore turistico locale e regionale (Caruso e Lazzari, 2015).
PANEBIANCO, V. 1963-64, Il lapis Pollae e le partizioni di ager publicus nel II secolo a.C. nel territorio dell’antica Lucania, in Rassegna storica salernitana, XXIV-XXV, pp. 20-28.
CARUSO L., LAZZARI M. 2015. La via ab Regio ad Capuam. Un itinerario culturale come motore dello sviluppo economico e turistico del territorio (con cd allegato). Editore Grafiche Zaccara, Lagonegro, p. 280. ISBN 978-88-95508863
